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«Sì, è vero: qualcuno lavoradieci ore in vigna per 3 euro l’ora»
Cronaca

«Sì, è vero: qualcuno lavora
dieci ore in vigna per 3 euro l’ora»

La sveglia è alle 6 del mattino, per alcuni anche prima. Ci si ritrova in piazza Unione Europea, o negli altri punti di ritrovo della città, e poi si parte a bordo dei pulmini per il luogo di lavoro: la vigna. Dieci ore sotto il sole a staccare grappoli lungo i ripidi crinali della collina. I vendemmiatori del Terzo Millennio parlano bulgaro e macedone. Tra loro anche qualche rumeno, pochi ormai gli italiani. Sono uomini e donne gestiti per lo più da cooperative agricole…

La sveglia è alle 6 del mattino, per alcuni anche prima. Ci si ritrova in piazza Unione Europea, o negli altri punti di ritrovo della città, e poi si parte a bordo dei pulmini per il luogo di lavoro: la vigna. Dieci ore sotto il sole a staccare grappoli lungo i ripidi crinali della collina. I vendemmiatori del Terzo Millennio parlano bulgaro e macedone. Tra loro anche qualche rumeno, pochi ormai gli italiani. Sono uomini e donne gestiti per lo più da cooperative agricole che li mettono in regola e versano i contributi ma per alcuni di loro si staglia l'ombra del caporalato. Nell'anonimato, questi lavoratori dell'Est lo confermano: «se non sei fortunato, finisci a lavorare per 3 euro l'ora. C'è poi chi fa finta di mettere in regola. Segna solo qualche ora, con il rischio di non vedersi riconosciuto neppure il nero».

I più esposti sono quei lavoratori che arrivano "all'avventura" a Canelli, non hanno contatti e ogni mattina si svegliano con la speranza di strappare un ingaggio per tutta la giornata. Gli stessi, che sprovvisti di una sistemazione dignitosa, si riducono a dormire in strada o a chiedere ospitalità al Centro di Accoglienza Caritas. «Collaboriamo con gli operatori della Caritas e della CRI nell'accoglienza dei lavoratori ? spiega Paolo Capra della FLAI CGIL di Asti ? Verifichiamo i contratti firmati e là dove sentiamo l'odore del capolarato segnaliamo il fatto alle autorità». Ed è ormai cosa risaputa che nel periodo della vendemmia spuntino come funghi cooperative fittizie, spesso con l'ufficio nel bagagliaio di una macchina, che forniscono manodopera a basso costo. Tra i filari si racconta che i lavoratori siano costretti a spostarsi, a proprie spese, verso Gavi e Barolo, per pochi euro l'ora. «I conti qui non tornano, è evidente. Noi paghiamo i vendemmiatori 13,50 euro più Iva l'ora, compresi i contributi. Scendere sotto i 10 euro è impossibile. E' evidente che qualche azienda, attirata dalla prospettiva di un facile risparmio, decida di rivolgersi a cooperative poco serie. Il rischio però è di diventare corresponsabili di fronte all'INPS per il mancato versamento dei contributi» spiega Gustavo Barbero, Presidente dalla Cooperativa Pusabren di Canelli, che da vent'anni fornisce manodopera ad una quarantina di aziende vitivinicole canellesi.

A difendere i produttori ci pensa poi Giovanni Satragno, vignaiolo e Presidente della Produttori Moscato: «Si punta il dito contro i produttori, parlando di sfruttamento. Bisogna smettere di fare del sensazionalismo e dire le cose come stanno. Se un'azienda dovesse condurre il vigneto, dalla potatura alla vendemmia, pagando gli operai 13,50 euro l'ora, chiuderebbe domani mattina. Il costo non è sostenibile se consideriamo che la vendemmia di Moscato rende 11 mila euro all'ettaro. E stiamo parlando del vitigno più redditizio. Chiaro che i produttori, di fronte ad un utile scarso, cerchino di abbatterei costi, magari affidandosi ad una cooperativa che propone il prezzo migliore». Sull'argomento si pronuncia anche la CIA di Asti, attraverso il suo Presidente Alessandro Durando: «mi sembra assai difficile ipotizzare che esistano aziende che retribuiscono direttamente i lavoratori stagionali con 5/6 euro l'ora. E' invece ancora una volta certo che anche in questo caso le aziende agricole, di ogni dimensione, finiscano per essere l'anello debole della "filiera" del lavoro, danneggiate in immagine ed in sostanza, pur rispettando le regole che la legge ha previsto per questo tipo di occupazione».

Il sospetto però che tra i filari possa avvenire una qualche forma di sfruttamento ha spinto la Guardia di Finanza ad effettuare alcuni controlli tra le aziende di produttori e le cooperative. E' così emerso come una cooperativa canellese abbia offerto manodopera non retribuita pari ad oltre 12.500 giornate uomo, per le quali non sono state operate e versate ritenute alla fonte per un importo di oltre 120 mila euro. Coinvolte 144 aziende agricole e 106 lavoratori impiegati in nero. Dalle indagine è emersa una base imponibile sottratta a tassazione superiore a 750 mila euro, ed un'Iva dovuta di oltre 160.000 euro. Di conseguenza, il Presidente della cooperativa è stato denunciato per dichiarazione infedele. Contestati anche omessi versamenti di contributi dovuti ammontanti ad oltre 706 mila euro, cui vanno aggiunte le sanzioni dovute per l'impiego irregolare dei 106 lavoratori in nero pari a circa 312 mila euro.

Lucia Pignari

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